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celiane, di cristalli: ricchezza di lumi: ricchezza di fiori: stanza calda in inverno, fresca in estate: sedie comode, sgabello sotto i piedi delle signore, servitù attentissima, garbata, taciturna. Una zuppa leggera, leggerissima, dopo le ostriche; un pesce bollito, con salsa, o meglio se con due salse, a scelta dell’invitato, e se il pesce è caldo, salsa calda, se è freddo, salsa maionese o piccante; un piatto leggero di carne, come filetti di pollo, o riz de veau o costolettine di montone o altra delicatezza simile; una verdura che sia, asparagi, carciofi, cardi, cavoli, sedani, con burro, o con salsa bianca; un arrosto importante, tacchino, pollanca di Bresse, caccia contornata da un’insalata di crescione; un gelato; frutta svariata, ricchissima, copiosissima; biscotti inglesi o honbons dopo le frutta, senza dimenticare che, col gelato, va unito sempre un piatto di pasticceria. Pei vini: uno bianco per la zuppa e il pesce, due rossi per i quattro piatti di mezzo; un vino d Italia o di Spagna, insieme col gelato: lo champagne con le frutta e i dolcetti della line. Il vino non deve essere in tavola, ma versato dalle bottiglie originali, dai camerieri, che ne debbono dire anche il nome. Questo menu generale, che ho dato, può essere un poco diminuito e non molto aumentato. Ogni pranzo, per essere chic, deve avere una primizia, come caccia, come verdura, come frutta, qualche cosa di esotico, di mai visto, di mai assaggiato. Il caffè, nei grandi pranzi, non si serve mai a tavola: neppure nei pranzi di mezza cerimonia. In salotto, coi liquori, cognac vecchissimo, kummel fine, chartreuse autentica o qualche altro straordinario liquore. Solo se è fra amici, la signora permette che si fumi in sua presenza, dopo il pranzo: un salotto, uno studio del padrone, una stan-
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