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come le fanciulle. Un ballo, senza signorine, tutto può essere, salvo che allegro: e se è allegro, non è allegro bene.
VII. Segue: le fanciulle nei balli
Ora io credo, che le giovani signore maritate da uno, da tre, da cinque, o magari da dieci anni (poiché si può essere benissimo giovane signora, anche maritata da dieci anni) dovrebbero esser loro a desiderare le fanciulle nei balli. Si sa che l’armonia viene, quasi sempre, da contrasti, e che una beltà splendida rifulge anche di più, presso una beltà modesta e semplice. Il gaio sciame delle ragazze forma un fondo, diciamo cosi, umile e gentile alla maestà piena di grazia, alla eleganza piena di fascino, alla raffinatezza irresistibile delle giovani signore. Ripetiamolo ancora una volta, ed in questo diamo ragione ai poveri mariti, che sono costretti a fare da cariatidi sotto le porte, mentre le mogli danzano, passando di cavaliere in cavaliere; le signore vanno al ballo, per apparirvi, per passarvi, quali sorridenti dee, per lasciare un sussurro di ammirazione dovunque trascorre la loro bella persona, ma non già per abbandonarsi completamente alla gioia troppo puerile della danza. Lo scopo della danza è, anzitutto, un esercizio fisico di grazia e di gaiezza, di cui le signore non hanno nessun bisogno, ed è secondariamente, il permesso di filare, di flirtare, di amoreggiare, ingenuamente, di cui, io suppongo, io credo fermamente, le signore non debbono aver più bisogno. Escludendo le ragazze, le signore rinunziano ad una cornice, che vieppiù farebbe risaltare la lo-
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