< Pagina:Maturin - Melmoth, I, 1842.djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.

179

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Maturin - Melmoth, I, 1842.djvu{{padleft:188|3|0]]devano. Mi supplicò di non esporli tutti, ed arrivò per fino alla bassezza di prostrarsi a me davanti: a tal vista mi sentii umiliato per lui, e il suo discorso non fece perciò alcun effetto sopra di me: gli risposi con fermezza che io non abbraccerei giammai lo stato religioso. Allora egli lasciossi trasportare un poco dalla collera; fece contro di me una invettiva, non lasciandomi tempo da rispondere. Ma ben presto rientrò in sè medesimo, dimostrò pentimento della sua vivacità, e riassumendo il tuono mellifluo col quale aveva incominciato mi dimandò perdono, e mi propose di fare insieme una preghiera, affinchè il cielo si degnasse illuminarmi. M’inginocchiai coll’intenzione di fare una orazione mentale; ma fui ben tosto attratto del fervore delle sue parole. L’eloquenza e l’energia dei suoi discorsi mi trasportarono con lui, che mi sentii forzato a pregare in un senso tutt’affatto differente da quello che mi veniva dettato da’ voti più ardenti del mio cuore. Egli aveva riservato questo colpo da ultimo,

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.