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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Maturin - Melmoth, II, 1842.djvu{{padleft:210|3|0]]gno di esserlo. — Ma io non vi odio già; gli disse la povera indiana brancolando a traverso delle sue lagrime, per prendergli la mano, che egli ritirava. — Voi mi odierete, come tutti gli altri, se vi fosse noto chi sono ed a chi io servo.

Immalia chiamò in suo soccorso tutta la energia del cuore e dello spirito, che aveva recentemente acquistata per rispondere a cotesta espressione di lui, e si fece a dirgli così: io non so chi voi siate ma sono vostra; mi è ignoto a chi servite, ma servirò lui ancor io: io voglio esser vostra per sempre. Abbandonatemi, se così vi piace; ma quando sarò morta, fate ritorno a questa isola, e dite a voi medesimo: le rose fiorirono e si sono appassite; i ruscelli hanno corso dentro il loro letto e si sono disseccati, le rupe sono state da uno in un altro luogo trasportate; gli astri del cielo hanno variato il loro corso; ma esisteva un cuore, che non cambiava giammai, e questo cuore ora qui più non si ritrova! — Immalia la interruppe lo straniero.

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