< Pagina:Maturin - Melmoth, II, 1842.djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.

206

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Maturin - Melmoth, II, 1842.djvu{{padleft:215|3|0]]di essa le erano sembrati ugualmente terribili o sublimi. Il vivo splendore il sole o il fosco orrore della tempesta contribuivano del pari alla involontaria divozione di un cuore il più puro. Ma dal momento, che aveva conosciuto lo straniero, cotesto cuore era stato messo in moto da emozioni non mai l’innanzi provate. Desso aveva appresso a piangere ed a temere, e forse anco nello aspetto terribile de’ cieli scorgeva lo sviluppo di quel misterioso terrore, che sta del continuo nascosto nel fondo del cuore di quelli, che osano di amare.

Immalia! esclamò dopo un breve istante di perfetto silenzio lo straniero; Immalia! vi par questo il luogo ed il tempo di parlare d’amore? La natura intiera trema, il cielo si è oscurato, gli animali si nascondono, le piante, le piante stesse fremono, quasi partecipino dell’universale terrore. Questo è il momento di ricorrere ad una valida protezione, gli rispose Immalia avvicinandosi a lui con timidezza. — Alzate gli occhi, e

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.