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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Maturin - Melmoth, II, 1842.djvu{{padleft:353|3|0]]no che non sia a ciò costretto dal suo dovere.

E dette queste parole partì precipitosamente. Isidora ponendosi a sedere sur una tomba inviluppossi dentro il suo velo quasi che le pieghe di questo potessero da lei allontanare i funesti pensieri, che se le suscitavano in mente. Essendo stata alquanti minuti in quella positura, ed avendo bisogno di respirare liberamente lo rimosse da sè; ma non iscorgendo che sepolcri, croci e le piante lugubri che amano di crescere fra i cadaveri, si ricoperse di nuovo sbigottita e tremante. Ad un tratto un debol suono pari al sibilare di un venticello venne a percuoterle le orecchia; ella alzò il capo, ma il vento taceva la notte era placida. Il medesimo suono essendosi ripetuto, diresse ella lo sguardo verso la parte da dove le sembrava che venisse, e le parve di vedere una creatura umana muoversi e passeggiare lentamente dentro il cimitero. Quantunque cotesta figura non facesse alcuna sembianza di volersele avvicinare, ella giudicò, che

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