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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Maturin - Melmoth, II, 1842.djvu{{padleft:67|3|0]]uno sguardo di stupore sugli oggetti singolari, che riempievano la camera. Io ti ho chiamato, mio figlio, aggiunse il padre, perchè non mi hai tu risposto? — Io non vi aveva sentito, padre mio; cioè non credeva che aveste chiamato me. Aveva sentito un nome, del quale voi non vi eravate mai servito allorchè mi chiamavate. Subito che avete detto, Antonio, vi ho obbedito e sono venuto. — Ma l’altro nome è quello, sotto il quale d’ora innanzi sarai conosciuto da me, a meno che tu non ne preferisca un altro: io te ne lascio la scelta. — Caro padre, io adotterò il nome, che mi verrà da voi indicato. — No, la scelta del tuo nuovo nome deve dipendere da te. Fa d’uopo che per l’avvenire tu adotti il nome, col quale mi hai sentito chiamarti o un altro. — Quale, padre mio? — Quello di parricida.

Il giovanetto fremè d’orrore non tanto alle parole, quanto all’accento con cui furono pronunziate. Dopo aver guardato per qualche tempo suo padre con un esteriore inquieto e

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