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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Maturin - Melmoth, III, 1842.djvu{{padleft:11|3|0]]primavera, dall’altra la fredda sterilità del verno.

«Codesti vecchi, non ostante la loro avanzata età, avevano qualche cosa di piacevole nella loro fisonomia, ma in essa traluceva quel freddo sorriso, che può paragonarsi all’ultimo raggio del sole quando tramonta in una giornata d’inverno. Essi non comprendevano assai distintamente le dolci importunità de’ loro nipoti, che li pressavano a mangiare del più abbondante pasto, che avessero fatto in vita loro, ma salutavano e sorridevano con quella espressione di riconoscenza, che fa nel tempo stesso piacere e pena al cuore di giovanetti teneri e rispettosi. Essi sorridevano tanto alla bellezza di Everardo e delle due fanciulle, quanto alle astuzie di Maurizio il quale si mostrava allegro tanto nelle avversità che nel tempo della felicità; in una parola essi sorridevano a quanto sentivano dire, benchè intendessero appena la metà di quanto vedevano, e codesto sorriso della vecchiezza, codesta tranquilla sommissione ai piaceri della

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