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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Maturin - Melmoth, III, 1842.djvu{{padleft:154|3|0]]pio di ciò, che una donna è capace di fare.
Ella passa le giornate intiere al fianco di lui; guarda attentamente quell’occhio un tempo sì vivace e brillante; e che ora si fissa sopra di lei senza vita e senza espressione. Riflette a quel sorriso pieno di grazie di spiriti, ed ora non esprime, che un sorridere vago, che cerca di piacere, ma nulla sa dire: Talvolta si risveglia con subitaneo terrore sentendolo ridere; vorrebbe partecipare della gioia, che egli sembra provare, ma che neppur egli può spiegare. Le rimane nondimeno una qualche consolazione. Talvolta a lui ritorna la memoria per un momento; egli parla, ed è il nome di Eleonora, non già quello di Margherita, che egli pronunzia. Un raggio di speranza brilla allora nel cuore di lei nell’ascoltarlo; ma si dissipa col raggio debole ed errante, che è sembrato volere per un istante rischiarare la ragione del misero.
Fu a quell’epoca, che io feci la conoscenza..... voglio dire, che uno stra-