< Pagina:Medea.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
MEDEA | 195 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Medea.djvu{{padleft:15|3|0]]:E fratel di me stessa
- Scelerata donzella
- Fu da me ucciso e fatto
- In molte parti, crudo
- E misero spettacolo a suo padre.
- Per lui tolto di vita
- Ho il vecchio Pelia, e cotte
- Fur le sue carni in un bollente rame
- E quanto sangue e quante
- Fiate ho sparso: e pure
- Ira non fu cagione,
- Ma solo amor, che m'arse
- Di questo ingrato il petto.
- Ma, che potea Giasone
- Far, essendo venuto
- Ne l'altrui arbitrio e voglia?
- Dovea più tosto porre
- Il petto incontra al ferro.
- Ah meglio meglio doglia
- Furiosa favella. Se si puote
- Viva, qual fu Giasone,
- Mio: ma se non si puote
- Vivasi ancora, viva;
- E di me ricordandosi, riguardi
- A benefici tanti,
- C'ha da me ricevuto.
- Tutta la colpa è di Creonte, ilquale:
- Come quello ch'è Re di questi luoghi,
- Romper gli ha fatto il gia legato nodo
- Del maritaggio mio;
- E che toglie a figliuoli
- La madre, e questi pegni
- De l'alme data fede
- Da me diparte. Questi haggia il gastigo,
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.