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PREFAZIONE.




A coloro che tenendo essere una oramai la letteratura di tutta la Cristianità, e vedendo in essa scriversi tanti libri di argomento simile al mio, domandassero come io speri riuscire utile ancora fra tanti; io confesserei di non aver nulla a rispondere, come solo potrei qui, in poche parole. Tutti noi meditatori o discorritori di storia pretendiamo non avere altro scopo che la verità, altra via ad essa che l’imparzialità; e tutti più o meno schiettamente accenniamo aver letti i predecessori e compagni, e per ciò appunto malcontenti, aver afferrata la penna quasi Giovenali per isdegno, o quasi Correggio e Montesquieu per coscienza di essere noi pure da tanto. Quindi i leggitori già non badano a tutto ciò. Ma mentre gli uni lasciano impazienti qualunque libro ei presumono pari a molti in che non trovarono satisfazione; altri, all’incontro, fermi in credere doversi questa all’ultimo trovare nella maggior parte degli oggetti proseguiti costante mente dalle menti umane, cercano se la trovassero mai nel nuovo libro; nel quale poi si avanzano tanto almeno da poterne giudicare da sè, indipendentemente da qualunque promessa fallita o fallibile. Ad uso di questi ultimi ho cercato esporre nella Meditazione Prima le ragioni e le speranze, men del libro da me scritto, che della scienza da coltivata.

Ma a’ miei compatrioti, a cui fu detto già, e ripetuto ed amplificato poi, che tutti questi modi di discorsi, considerazioni o filosofie storiche non sono cose italiane, che sono contrarie al genio italiano, all’uso de’ maggiori, che italiane

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