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sibile e a tatti soprannaturale, giova osservare ch’ella fu anzi la più naturale, la normale, quella originariamente destinata, quella probabilmente simile alla condizione di tutti gli altri spiriti incorporati che vissero o vivono, innocenti ancora, una vita di prova. — Della condanna imposta ad Adamo dopo il peccato, osserveremo che ella non fu già4 come volgarmente si dice, condanna al lavoro ma alla fatica;1 quella fatica che è madre del riposo, padre dell’ozio, padre poi de’ vizi umani, trista generazione che si fa nell’uomo corrotto, naturalmente benché non necessariamente, potendo egli interromperla col riedere dal riposo alla fatica. — Della longevità de’ patriarchi antediluviani, scemala ma pur continuata nei postdiluviani, e della statura de’ giganti pure anlediluviani e postdiluviani non faremo nessuna difficoltà perchè sieno contrarie alla natura presente; parendoci elle anzi conformi a quella natura primitiva che veggiamo gigantea e più potente nelle reliquie animali e vegetali di quelle età. Ma, ammettendo determinatamente la longevità che concorda con tutti i computi cronologici, lasceremo dubbia la statnra che importa poco al seguilo della storia.— Ne’discendenti di Caino e di selh, quelli adoratori cattivi, questi buoni d’Iddio, quelli corruttori, questi all’ultimo, salva una parte minima, corrotti, vedremo svolta già fin d’allora la conseguenza naturale del primo peccato, la condizione necessaria dell’umanità non ravviata, il sunto, il simbolo anticipalo di tutta la storia antica. E quindi in quelle espressioni bibliche di figli di Dio e figli degli uomini, diversamente interpretate dagli uni per angeli ed uomini, da altri solamente per setiti e Cainiti, ci parrà storicamente satisfacente l’ultima interpretazione; nè rigetteremmo l’altra perchè soprannaturale, ma la veggiamo rigettata da’ migliori interpreti.— In que’primi uomini, stanziati gli uni in città, e vaganti altri, osserviamo incominciate fin d’allora quelle due condizioni che vedremo continuar poi in tutta la storia antica, e prolungarsi dnrante la cristiana fino a’di nostri.— E finalmente, in quella condizione degli stanziati e nelle invenzioni della musica e della metallurgia, veggiamo fin d’al1 Confr. Genesi, II, 15; e III, 17.