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allora interviene Iddio e colla confusione delle lingue, sforza, respinge per la via da Lai destinala il genere nmano invano resistente. *— E di questo monumento parrà strano a taluni l’udire che restano reliquie probabilissime o quasi certe, e ancor chiamate città di Nemrod in mezzo alle rovine di Babilonia; ma non parrà a nessuno credulità l’attenersi all’autorità di Heeren, che ne decide affermativamente dopo ampia discussione.1— Alla quale poi, aggingneremo noi un’osservazione, importante al séguito di nostra storia. Uno dei canoni più falsi fra gli osati nella critica ci par questo: che i grandi monumenti di architettura siensi adempiuti sempre dai popoli più inciviliti, e che perciò, trovato uno di quelli, debba supporsi nno di questi. Imperciocché io lascio stare e la torre di Babele e le piramidi Egiziane più o meno contemporanee, perchè appunto intorno a quella e queste è l’intensità ed acrimonia della quislione; ma oltre queste noi troviamo molti grandissimi monnmenti Egiziani ed Indiani scavati ne’monti che provano genti ancora tróglodite, cioè abitatrici delle spelonche, e cosi genti molto primitive. E, posteriori poi a questi, ma ancora antichissime, e ancora indubitabilmente di genti primitive e non grandi nazioni, sono poi latte quelle costruzioni che appunto dalla mole loro o da’sassi accumulativi furono già dette Ciclopee o Gigantesche, e che gli Archeologi chiamano ora Pelasgiche, Ibere o Celtiche dai nomi di queste prime genti Europee. Nè il fatto incontrastabile parrà difficile a capirsi da chi ben attenda. Quel desiderio cosi ben espresso nella narrazione Mosaica, e cosi naturale nella gente originaria, di innalzare un mezzo o monumento di riunione, dovette rinnovarsi sovente nelle genti divise; dovette rinnovarsi alle occasioni frequenti in che si suddivisero; potette rinnovarsi al momento che ognuna delle divise, o suddivise, arrivò, stanziò in nna nnova terra, o per prendere atto dello stanziamento e darsi un nuovo centro, o per rinnovare i templi, i sepolcri lasciati, e forse per seppellirvi i corpi de’ padri seco portati
’ Cren., XI, 19. Vedi per 11 versetto 4 il testo ebraico.
’ Heeren, De la politique et du commerce dee peuples de I’antiquité, tomo II, pag. 167,176,177,187,189,198, 200.