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428 | meditazione sesta. |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Meditazioni storiche.djvu{{padleft:135|3|0]]che par contraria, di barbari. Ma chi ben attenda, scorgerà, che tal parola non fa da essi usata in senso contrario ad inciviliti; presso ai Greci, ond’è l’origine sua, non ebbe altro significato mai che quello della parola hostis presso ai Latini; cioè nn alcun che coalescente delle tre idee che noi diciamo ospite, straniero e nemico, quell’ostile non noi che tutte le genti, tutte le nazioni, tutte le religioni espressero in qualche maniera, che gli Ebrei esprimono ancora oggi colla parola di goim, i Maomettani con quella di giaour, i Cristiani con quella di gentili. E tutto ciò può essere talora, ma talor pure non essere il contrario di civiltà. Nè tal fu la paroh barbari finché greca. Tal diventò si, quando, accettala dai Romani (forse appunto perchè quella di hottis era progredita a significare decisamente nemico), ella comprese in sè tutto ciò che era fuor di Grecia e di Roma, fuori della civiltà unica od unicamente conosciuta da essi. Ma nemmeno allora non era chiara questa idea loro negativa; men chiara certamente la idea positiva di civiltà; perciocché, se l’avessero avnla chiara, n’avrebbon fatta nna parola. Prego gli eruditi, se mai n’avessi per leggitori, di non voler cavillare, allegando forse esempii delle parole civililas, urbanità*, atticismo, o di qualunque altra nsala in qualche senso prossimo od anche per eccezione identico. Un’eccezione non farebbe regola; e qnanlo più erudito sia ciascuno, tanto più, credo, si scandalizzerebbe della proposizione contraria, che quegli antichi esprimessero quell’idea, osassero ed abusassero come o quanto noi quella parola noslra di Civiltà. — Quando poi incominciasse ad usarsl’nel senso presente o all’incirca, o dagli ultimi scrittori gentili o da’primi Cristiani, o da quelli del medio evo o da’moderni, sarebbe elucubrazione interessante forse in generale, ma certo lunga e poco opportuna qui, dove giova anzi portar intiera la nostra attenzione sngli abusi che desideriamo fuggire, e sull’uso che intendiamo fare di tale importantissima parola.
II. Usano alcuni promiscuamente le parole, confondono le idee di civiltà, di coltura, di virtù e di religione. E questo è gravissimo danno. Perciocché, parla uno, per esempio, di civiltà, quasi di qualità complessiva di tulle quelle altre;