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la vera coltura, la vera virtù, e sopra latte la religione vera, non possono se non vantaggiare all’essere osservale; ma osservazione e distinzione sono identiche; gli occhi miopi cbe veggon confuso non sono alti all’osservazione. E molto si potrebbe aggiugner qni sagli errori venuti dalle confusioni; ma qui, come altrove, io fuggo quanto posso il metodo polemico e indiretto che si volge agli errori altrui; io cerco più volentieri la verità direttamente, che è opera più sana a chi scrive, più piacevole a chi legge, più tendente al fine d’ogni maniera.
III. Del resto, qui dove tralliam solamente delle genti primitive, noi non avremo a discorrer guari ancora nè di coltura nè di virtù separate da civiltà e religione; ondechè, se non fosse che amiamo a spiegarci chiaro fin da principio, noi avremmo potuto indugiare il cenno di questi abusi detti della parola civiltà. Ma nn altro è mollo importante a notar fin di qna. (Jsano alcuni quella parola in senso assoluto, cioè per esprìmere non qualunque complesso di condizioni sociali più o meno avanzale, ma solamente le condizioni più avanzate; l’usano come l’avrebbero potuta usare gli antichi che non conoscevano se non la propria civiltà. Ma chi l’usa in tal modo ora, non dovrebbe oramai parlare se non della civiltà cristiana, od anzi forse solamente di quella di una o due nazioni cristiane più avanzale; non dovrebbe parlare nè della civiltà Cinese, nè dell’Indiana, nè della Maomettana, nè forse di taluna anche Cristiana rimasta indietro. Eppure è necessario parlarne, e se ne parla; si parla della civiltà a diversi gradi di potenza. Dunque; per non generar confusione, è necessario usar sempre la parola nel medesimo senso, come esprimente non il solo grado massimo, ma tulli i gradi di civiltà..
IV. Ma qui sorge una gran quistione: quali e quanti fu rono lungo tutta la storia umana questi gradi di civiltà? od altrimenti, quali e quante furono le condizioni della società civile ? In numerabili senza dubbio in natura, in realtà. Ma qui, come in ogni studio, noi non possiamo seguire le divisioni naturali innumerabili; ei ci è forza contentarci di distinzioni convenzionali, di divisioni principali. E cosi fa