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era.1 Quanto più si studia il sabeismo, tanto piùtrova antico ed universale; tantoché ei si dovrebbe dire primo de’ politeismi, od anche primo de’ culti, se non fosse provata l’esistenza anteriore del monoteismo, e quiudi quella de’ culti spirituali men discosti da esso. In qualunque modo vogliansi succeduti tra sè i culti materiali, essi dovettero esser succeduti agli spirituali; ogni fatto e ragione ci mostra in essi il secondo periodo del politeismo.

X. E fu periodo terzo, e degenerazione massima poi senza dubbio, l’idolatria. — Della quale io non saprei se non mollo meravigliarmi, che ella non sia stata sempre distinta bene da’due politeismi spirituale e materiale.’ Coloro che confusero le origini del politeismo e dell’idolatria, confusero tutta la questione, fecero una di due questioni, uno di due fatti che non sono identici, che non poterono essere simultanei. Certo, fu tull’altro adorar lddii parecchi ed anche molti ed anche, materiali ma non fabbricati, od adorar l’opera delle mani proprie od altrui. Qnesto è evidentemente e immensamente più assurdo che quello; questo dovette di necessità venir dopo quello. Mediti pur ciascuno ed immagini quanto può; io non credo che possa immaginar mai un’idolatria venuta direttamente dal monoteismo senza passare per il poli

1 L’importanza del sabeismo nella storia de’ culti Tu già esagerata e male spiegata dal Dupuis; ma fu poi troppo menomata dai moderni, principalmente Tedeschi, che diedero l’Importanza prima all’origini panteistiche, simboliche, mitiche, ec. — L’illustrazione vera e giusta del sabeismo non trovasi Torse in niun iuogo come nei iavori (pur troppo interrotti da morte immatura) del professor Arri. Secondo questo ed altri nuovissimi scrittori, i Nuraghi del Mediterraneo, i templi Americani, e in generale tutti i templi piramidali, sono, come gli aiti luoghi o Bamoth delia Bibbia, monumenti di culti antichissimi simili al sabeo. Pagode Indiane e Cinesi. (D’Anselme.)

  • Vedasi questa distinzione ammirabilmente fatta ne’due capitoli XIII e XIV (da cui abbiamo presa l’uitima nostra epigrafe) del libro della sapienza, il quale, o sia di salomone, o solamente scritto in persona di lui, certo da questo ed altri caratteri deve dirsi libro antichissimo e prossimo all’origini.—il Vossio serbò la distinzione essenziale: tantoché dividendo il libro suo in nove libri, egli ne consacra otto al cuito che chiama proprio, ed nno solo al simbolico. Quindi l’opera di lui rimane ancor oggi la megiio concepita,e meglio divisa che sia. Peccato, che l’immoderata erudizione, in uso a’tempi suoi, ne faccia un libro impossibile a leggersi e quasi a studiarsi ! All’incontro, quasi tatti i moderni, massime i Tedeschi, caddero nella confusione del politeismo coll’idolatria.
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