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derni, contro al culto immemorialmente cristiano delle immagini. Questi rimproveri e timori, espressi or son miil’auni e più, si sono trovati falsi, nou si sono verificati in fatto: il colto di venerazione porto all’immagini non degenerò, nemmeu passando per secoli rozzissimi, in cullo di Latria tra que’ cristiaui che l’han serbato. Or perchè ciò? perchè il monoteismo è una salvaguardia invincibile contro all’idolatrìa. Nè tal fu il solo monoteismo cristiano, ma pur l’israelitico non più soprannaturale, e il maomettano. Duuque questo è effetto non soprannaturale di uuo solo, ma naturale di tutti i monoteismi. Dunqne tanto più dovett’ essere del monoteismo primitivo: finché questo durò, niuna venerazione d’immagini potè diventare Latria; soli gli lddii già moltiplici poterono moltiplicarsi ancora negli idoli; il’solo politeismo potè diventare idolatria. Ma poleudolo, il dovette; per quella gran legge che vedesi verificata d’allora fino ai nostri di nel genere umano: che entrato in una via d’errori, esso la percorra tull’intiera fino all’ultimo palmo, dal quale solo ella suole, ella può, le è conceduto di ritornare.

XI. Ma dimoriamo alquanto ancora su questo passaggio dal politeismo all’idolatria; cerchiamo in qual modo s’effettuò; od altrimenti quali forme prese l’idolatria. Farmi se ne possan distinguere tre principali: immagini, simboli e miti.— E sembrerebbe che come più semplice abbia dovuto esser prima l’immagine propriamente detta, l’imitazione, la copia dell’oggetto adorato. Ma se noi rammentiamo che i primi di questi oggetti erano spirituali, non imitabili perciò materialmente, e che anche i più de’ materiali erano il cielo e gli astri non guari imitabili nemmen essi, noi intenderemo che non poterono farsi immagini di tali lddii primitivi. Per rappresentar questi, fu forza personificarli, figurarli umanamente, e ciò fu già simbolo.1 Ma queste figure umane o d’iddii cosi personificati, od anche di uomini deificati, erano poi, se non impossibili, pur difficilissime ancora a formarsi; ei si sa che la figura umana è la più difficile ad imitarsi per sè, e tanto più se le si voglia aggiugnere un’espressione, un

1 sull’etimologia di questa parola vedi CreuzerGuignaut, Introduction, note sei, pag. 528, 543.

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