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monumenti letterari indiani che fra la moltitudine de’ finora scoperti possano con qualche sicurezza attribuirsi all’età anteriore a Ciro. Ma il secondo solo è pubblicato intiero; degli altri due noi» ignari della lingua san scritica, non abbiamo se non saggi;* e quindi ci è impossibile il compararli co’monumenti contemporanei dell’altre nazioni. Tuttavia sembra poter dirsi fin d’ora, che quella coltura indiana fu di gran lunga superiore alla vicina medopersiana, e pari e quasi simile alla greca; simili agli inni Orfici i Vedici, ai poemi d’Esiodo altre parti dei Vodi ed alcune del codice di Manu, ed a’ due poemi d’Omero il Ramayana di Valutici, il quale sembra veramente una delle più belle epopee che sieno entrate mai nel tesoro universale dell’umana poesia. E certa è quindi la natua, la disposizione poetica di quelle genti, confermata poi dalla moltitudine, dalla varietà, ed ancora dalla indnbitabil bellezza di molti altri poemi posteriori. — E a tal natura poetica della nazione Indiana si suole attribuire la povertà di essa in istorie. Ma nè Orfeo, Esiodo ed Omero impedirono poi Erodoto, senofonte e gli altri sommi storici Greci; nò Dante, Petrarca ed Ariosto il sorgere di Villani, Machiavello, ed altri storici italiani. Le poesie precedettero sempre e dappertutto, ma non impedirono mai le storie; nè possiamo noi accettare in nome di nostra scienza siffatte incompatibilità. Le scienze e l’arti troppo diverse sono incompatibili in ciascuna delle menti umane, perchè ciascuna di quo* ste è limitatissima; ma tra le molte d’una numerosa nazione, la grandezza dell’una non può impedire la grandezza diversa dell’altre mai. Meglio forse coloro, i quali attribuiscono il mancar delle storie indiane alla tirannia de’ Brahmani. Ma il fatto sta, che l’esistenza di annali antichissimi, già fatta probabile dalle memorie antiche, quantunque guaste, che si
1 I Vedi fnrono incominciati a pubblicare e tradurre dal Rosen. Morto esso giovane d’intorno a 30 anni, furono pubblicati soli gli inni del RigVeda, Londra 1838. Ed è forse a stupire che non siasi riassunta da altri tal pubblicazione, la quale sembrerebbe dover precedere ogni altra, posciacbè i Vedi precedono in antichità. Le spiegazioni de’ libri più moderni saran sempre incerte e dà rifare finché non s’hanno i più antichi. Del che appunto si convinoerà chiunque metta gli occhi negli inni del RigVeda. Qui è una mitologia primitiva, trala quale e quella di Manu resta un vuoto che non può esser riempito se non forse dai Vedi ulteriori.