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libravano ne’ Pnraui, è ora dimostrata dalle citaziqpi preciso che se ne trovano nella storia di Cashmir. E quindi è probar bile, che siffatti annali fossero non già impediti aatichissiibamente, ma distmtti i più ne’tempi posteriori; e non solamente da’Brahmani, ma talora dagli Csatrii lor emoli per la potenza e dai Bnddhisti lor emnli per la religione, in mezzo alle rivoluzioni ed alle reciproche usurpazioni che ne risultarono. Pi che avremo fra poco un esempio nella storia cinese.— Della scienza astronomica indiana fuiono fatte già grandi magnificazioni, le quali or si riducono a ciò; che le osservazioni celesti incominciano là intorno al 1400,1 epoca dei Tedi» epoca di tatti gli altri principii indiani. E dell’altr» scienze matematiche, troppo magnificate ancor esse, noq è a dir nulla qni; chè ad ogni modo la lor grandezzata mqMf) posteriore. — E cosi pare della vantata filosofia. I sistemi pót«0(N> essere antichi; ma ciò non menta a nulla. I sistemi fiBpfici hanno loro origini nella "natnra umana, sono coevi con essa dappertutto, in germe, in pensiero, in tradizioni; tntlf s’attaccano alle prime religioni, e se ne distaccano poi; ondechè non è a cercar mai l’epoca dell’attacco che 6 confo», ma quelWdel distacco che si distingue nelle prime compflMioni. E l’epoca di queste nell’Indie è finora filologicanlfente incertissima; ma storicamente si può congetturare che ella fa posteriore all’età delle grandi rivoluzioni religiose. PycÙMschè questa si che è incompatibilità; finché gli uomini si djfsputaHO»per le religioni, per le tradizioni, essi non si disputano’gwi per le spiegazioni ribelli o «Imeno indepqnddtati dalle tradizioni, per le filosofie; od altrimenti, fincffe si disputa solfe tradizioni, la filosofia è parte delle religioni e npn gifà.*— Ed incerta come tutte l’olire è pur la cronologfljdèll’arti indì^Uff. Le pitture restanti sono poche, le sc#lture molte e difformi’; ma gH edifizi molti e di stili vari e bollissi alt, coinè parranno a tutti coloro, i quali non sji sieQ t

1 Elj&inptcpie, I, pag. 246.

1 Della filosofia Indiana è classico il saggio gii citato di Colebrooke, Journal tfthe Royal^siatic sécicty, London, tradotto ip francese da G. Pan* tbier, Paris 1833, e il rendiconto di esso ne’Nomea/un mélange» di Rémuaat, Paris 1829, tomo II. — Windischmann ne scrisse di)0 volumi, Coosin la esaminò nel suo Corso, Gioberti neila sua Introduzione alla filosofia.

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