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celeste, Elohim; ma anche il cielo in generale, e il cielo materiale in particolare. E quindi la confusione, non solo nelle menti degli interpreti posteriori, ma por in quelle degli adoratori antichissimi. L’idea spirituale, l’idea personale non rimase para; fecesi materiale dalia materialità del cielo, fecesi panteista o dnalisla secondo che il cielo si considerò come abbracciale tatto, ovvero come concorrente colla terra alla prodazione di tatto. E qaindi Thian è Dio ano, è Dio mondo, è Dio maschio, secondo le interpretazioni non solo straniere europee, ma nazionali cinesi. — 3° L’altro nome di shangTi, che significa signor supremo, Adottai,1 sembra più esplicito, meno soggetto a confusioni. Ma non fu egli dato mai antichissimamente al signor supremo delle ! genti raccolte, a quello che or si dice là Hoangti e si suol tradurre Imperadore?^E se non si confusero mai, qual è la differenza tra i due? Ad ogni modo, una tal quale adorazione dell’imperatore, una tal quale apoteosi dell’uomo vivente simile a quella che fu fatta poi negli imperatori romani, sembra essersi pur fatta talora e forse farsi alla Cina, aiutata com’ è dalla finzione della dignità paterna o patriarcale dell’imperatore. — 4° E a ogni modo, quella venerazione che è naturale e santa se non sia religiosa dei padri estinti, ma | che appunto si corruppe quasi dappertutto antichissimamente j in apoteosi, continuò molto più tardi e continua forse alla; Cina. Disputano, è vero, gli Europei se questo sia culto di, latria o no, se i padri sieno più o meno divinizzati. E dispu i tasi parimente sul culto, pur innegabile, che rendono i Cinesi agli spiriti celesti e terrestri. Ma appunto il disputarsene tanto, prova almeno che non è chiara ne’libri cinesi (quantunque oramai conosciuti in gran numero) nè la distinzione fra questi culti, né l’esclusione del politeismo, nè la definizione o sanzione o protestazione del monoteismo. Nè questo è dogma poi che possa rimaner sottinteso. Quando fra molti culti non è ben dichiarato il culto d’un solo Dio, tutti i venerati diventano semidei e Dei, non solamente all’occhio degli interpreti stranieri, ma negli animi degli adoratori na
1 Windiichmann, Dii philotophit im Fortgang der WtUgttckicklc, pag.sU.