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AU’ incontro è recentemente pubblicato il quarto o shiKing.1 Del quale può dunque veder ciascuno che è raccolta di poesie non solamente chiare e varie, ma belle; non solamente importanti alla storia, ma forse all’arte stessa. Storicamente elle sono il più bel commento che si potesse desiderare al King istorico; aggiungono ciò che alcuni chiamano il color locale di quella storia, e vi si vede, sopra ogni cosa, quella divisione di genti, quella costituzione di un regno grande comprendente i molti piccoli, di un re supremo e regoli che accennammo di continuo. Che più? que’canti popolari vi son divisi secondo ciascuna delle genti che li cantavano. E poeticamente poi, io credo che tutti coloro i quali non cadono nella miseria di restringere il loro classicismo ad una sola classe o scuola, e chiamano anzi classica qualunque composizione sia degna di essere ammirata e studiata, non negheranno d’ammirar qui una semplicità, una varietà, una eleganza di poesia lirica tutta particolare e superiore a tutte le profane contemporanee, e non dubiteranno quindi di chiamare questo pure uno de’ più bei tesori della poesia universale. Certo, nè le odi dello ZendAvesta, nè quelle del RigVeda non mi paiono stare al paragone di queste. Nè è da stupire; quelle cantano una natura guastata dalle strane immaginazioni di loro strane religioni; queste sono scevre di tal guasto, non cantano che la pura natura. £ notevole in questo, come negli altri King, la parcità delle idee religiose. Iddio, il cielo, il signor supremo, non v’appariscono essi stessi se non di rado, e tra quella nebbia che confonde que’ nomi, quelle idee religiose colle materiali in tutti i libri cinesi.— In somma, quanto più si studiano questi libri, tanto più si veggono scostarsi da’libri primitivi dell’altre nazioni, tanto più doversi dire libri letterari anziché religiosi. E cosi pure gli scrittori, raccoglitori e cultori di tali libri, furono « si chiamarono fin d’allora letterati, dottori, anziché sacerdoti. Formavano collegi; avevano in corte a’ regoli ed a’ re grandi, uno o due capi, forse quegli stessi archivisti o storiografi che trovansi là oggi ancora; e fin d’allora, fin dal
1 Confimi ChiKing, sive liber carminum, ex latina P. Lacarme intirfretatione;edidit Julius Mohl,1830. Stuttgart» et Tubingiee,sumpt. Cotta.