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XIV. Epperciò saremo anche piò brevi nel discorrere di quella penisola IndoCinese o Malese, la quale non poti sul genere nmano nemmeno per invasioni, avendone sofferte sempre e non inflitte mai. — Due grandi schiatte sembrano aver immigrato là; la Giapetica dal Tibeto, lungo talli i fiumi che ne scendono ad irrigare e dividere longitudinalmente quella penisola; la Chamitica Etiopica colà giunta o dalle bocche del Gange, o di marina in marina della penisola Indiana, o per navigazione e colonie trasportate più direttamente o dalle foci dell’Indo, o chi sa? dalle fonti del Nilo. Certo, questa parrà dilatazione grande e difficile a credere; ma più difficile il tornare all’ipotesi degli uomini sorti (come non sorgon nemmén le piante) senza semenza qua e là in quegli angoli del globo; e sé non sorsero cosi, fona è cercare onde vennero; né poteron venire, se non ne’modie dalle schiatte dette, in quella penisola e nell’isole adiaeeili. — E in queste poi trovaronsi popolazioni Negre, che basterebbon sole a provare la derivazione Etiopica; non trovandosi negre né tutte le genti là, né tutte quelle di climi eguali altrove, ondeché si fa men possibile che mai attribuire al clima solo quella degenerazione. — E finalmente, nella penisola e nell’isole i linguisti concordano in veder una famiglia di lingue che chiamano Malesi e distinguono dalle IndoGeimaniche o Giapetiche, ondeché elle non possono guari essere se non Chamiliche Etiopiche; ma Klaproth ne vede por di derivate dalle Tibeliche e per ciò Giapetiche.1 E cosi anche qui concordano le ragioni storiche, le fisiologiche e le filologiche.

XV. E qnindi ci si farà lecito andar più oltre. Più olire sono tutte quelle isole grandi e piccole, che vennero scoprendosi a poco a poco fin dal secolo XVI; di che i geografi del secolo nostro venner facendo una quinta parte della terra la quale chiamarono Oceania; e in che la civiltà cristiana va penetrando da pochi anni e fece da pochi mesi un nuovo gran passo, il quale noi sappiamo da pochi giorni Noi sapevamo nè i miei leggitori né io, quando io incomin

’ Klaproth, Alia Polygioita, pag. 364, 365.

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