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quando l’erudizione progrediendo invecchia. Allora ogni nuovo erudito vnol fare nn nuovo sistema; n’esce una nuova riputazione; molti vantano la scoperta; e tanto più, quanto pià ella è contraria alla storia tradizionale e volgarmente nota. Questo lusinga il secolo quasi più scientifico, ed aiuta qnello scetticismo sulla storia, di che s’inorgogliscono gli nomini di stato per disprezzar noi scrittori, i filosofi per disprezzare noi storici, molti di noi per disprezzare i predecessori, i compagni, gli emuli.1 Teniamoci discosti da tutto ciò, se possiamo.Non cerchiam vanto d’eroditi,ed otlerrem forse di non lasciarci opprimere dall’erudizione, di serbar libera la mente a capire l’andamento reale delle nazioni; non cerchiam novità, ed otlerrem forse quella che risulla dallo scartar le novità false, dal riaccostarci alle tradizioni
1 Noi accediam qui a quell1 erudizione GrecoRomana, che fu detta classica. Accenniamone le vicende, lo vi distinguerei tre periodi. 1s 11 periodo di scoperta o Italiano. Si può incominciar forse da san Tommaso e Dante, certo da Petrarca e Boccaccio cercatori e scopritori di testi fin da’ secoli XUI e XIV, e seguiti poi da’ quattrocentisti e cinquecentisti nostri e Greci rifugiati da noi, scopritori, arrecatori, commentatori, traduttori, e primi editori di quasi tutti i classici.—8° Quindi dalla metà del secolo XVIl’erudizione classica (come tutte le colture) passa d’Italia all’altre nazioni cristiane, principalmente Francia, Germania ed Inghilterra. E da quell’epoca cresce l’erudizione in quelle tre nazioni, ma nella Germanica sopra tutte per due secoli e mezzo fino alla fine del XV111, fino agli Ernesti, agli Bey ne, che ne sono gli esempi culminanti. —3° Ma l’erudizione classica è, più ch’ogni altra, scienza finitissima. Quando tutti i classici furono bene stampati, e molto commentati e spiegati, non rimase più se non poco di nuovo e buono a fare. Invece di ridursi a ciò, fecesi del nuovo e cattivo, come avviene in simii caso in ogni scienza; corrnppesi questa al modo d’ogni altra; succedette quasi un seicento dell’erudizione; e succedette appunto 111 doV ella era giunta al colmo, in Germania. Wolf fu il più famoso forse, Niebuhr e Ottfriedo Miiller sono i più grandi fra questi seicentisti; uomini eruditissimi ed ingegnosissimi ma abusanti di loro erudizione e lor ingegno, come già i seicentisti nostri nelle lettere; e seguiti poi essi pure da uno stuolo di minori. Gii eruditi italiani, francesi,, e soprattutto inglesi, si tenner quasi puri da questo traviamento. Ed è chiara la ragione. Gl’Inglesi, anche uomini di iettere, hanno molta più pratica di quella libertà, di quella vita pubblica, che è necessario capir bene per capir Greci e Romani. £ quindi non solamente Cliuton, Mitford, Gillies, ma Bulwer, un romanziere diventato storico, ec., con tanta apparente e forse reale Inferiorità d’erudizione, hanno, a parer mio, tanta più intelligenza di queile due nazioni libere antiche. 11 miglior giudizio i sempre quello de’ propri pari.—Qui poi più che mai io mi varrà delle comunicazioni, od anzi degli insegnamenti de’ miei due concittadini il Peyron e il Baracchi, eruditi critici e severi, se altri mai; e non sarà quindi se non con timore che mi scosterò talora da tali maestri.