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lungo loda l’antichità. Sarebbe poi opera diversa dalla nostra il narrarne le vicende; osserveremo solamente che elle forano ano de’ primi tentativi fatti dall’antica filosofia per andar più oltre che non le religioni. Talete, Pitagora e tutti i primi sapienti furono, secondo la loro età, osservatori attenti e sagaci e dei fenomeni del cielo e della terra, e delle reliquie degli stati anteriori di questa; ma dalle loro osservazioni essi pure dedussero ciascuno una teorìa esclusiva, secondo che ciascuno aveva atteso più agli effetti del fuoco, dell’aria, dell’acqua o della terra. E qui pure si possono distinguere cosmologie filosofiche semplici e composte; le prime che davano la precedenza e l’operosità generatrice ad uno solo degli elementi; le seconde che variavano e combinavano d’ogni maniera l’opera di parecchi o di tutti. Alcuni, come Pitagora, quasi abbandonando gli elementi e la materia tutta, si volgevano alle leggi di essa, ai numeri, «all’amore, che fu il nome primo, l’intuizione dell’attrazione; e prendendo le leggi e i principii per enti (errore non iscansato da alcuni moderni), facevano questi poi creatori. E tutti in somma, avendo una scienza poco avanzata ed una tradizione sviata, sia che volessero spiegar quella da sé, o riattaccarla a questa, caddero d’errori in errori, e.corruppero più che mai a vicenda la scienza e la tradizione. Socrate, restauratore di quella filosofia già corrotta, già sofistica fin dai principii, filosofo egli incomparabile fra gli antichi, solo forse fra essi che comprendesse insieme la superiorità della filosofia su quelle tradizioni, e la insufficienza assoluta di quella filosofia, socrate abbandonò, raccomandò abbandonarsi quasi del tutto, tutte quelle ricerche delle cosmogonie tradizionali e filosofiche allor vane e improduttive. Ma Platone, Aristotile e gli altri seguaci immediati di lui, e peggio i seguaci de’ seguaci, non seppero imitar lui in quella virtù somma della filosofia, la ritenutezza; e cosi ricaddero ne’ medesimi errori, e ne inventarono dei nuovi, fino a quello, che non so s’io dica allor nuovo o già rinnovato ma certo massimo, della cosmogonia atomistica degli Epicurei; la quale, aggiunta a lor morale del piacere o dell’interesse ben inteso, fu, come si sa, una delle ultime e la più divulgala fra le filosofie anti-,