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chelangelo o il Dante? Di questi oramai avremmo bisogno. 1

XV. Passiamo all’altre colture del bello, all’arti del disegno; e prima all’architettura, dallo studio della quale hannosi belle concordanze con quanto ci venne dello fin qui. Noi non troviamo in Grecia niuno di quegli sterminati monumenti di che restan memorie e reliquie nell’Asia e nell’Egitto. £ naturale; non fu in Grecia niuno di quegli imperii, o gran regnidi una gente regina e parecchie altre assoggettate a diversi gradi di servitù, e ridotte cosi ad essere edificatici di templi, sepolcri e palazzi a prò de’ lor signori, quasi stuoli di pecchie minori nell’alveare. Nè tuttavia si vorrebbe credere, che gli antichissimi templi greci fossero di quelle piccole dimensioni che appaiono ne’ ruderi or restanti. Questi non erano se non i sacrari, le celle circondate, già in Grecia come altrove, da edifizi, abitazioni e boschi sacri, compreso il lutto entro una cinta universale. — Ma sembrandoci qni il Inogo di addentrarci alquanto nelle origini di quest’arte, cosi connessa colla storia, prenderemo dal Quatremère e da que’ pochi altri in cui la dottrina dei particolari non soffoca ma desta le idee generali, l’idea feconda e giusta, a parer nostro, di tali origini. Tre ne distinguono essi: 1* dall’imitazione delle tende; 2»dalle grolle e dalle costruzioni principalmente lapidee; 3* dalle costruzioni in legnami. La qual distinzione delle origini non si vnol, per vero dire, accellare in modo, che si credano rimaste intieramente distinle le (re archiletlnre venutene. Certo, nel progredire, anzi in (ulti i monumenti che n’abbiamo, l’una si mescolò coli’altra; ma certo pure in ognuna delle tre si ritrova mollo più chiara l’una che l’altra origine, l’una che l’altra imitazione. — E cosi dunque intendendo, 1* architettura imitatrice delle tende si rilrova antichissima e pur duranle nelle pagode de’ Cinesi e degli Indiani, ne’kioski o piuttosto in quasi tulle le case de’ Cinesi e de’ Turchi, e negli stessi palazzi imperiali di quelle due nazioni seltenlrio

1 Chi non voglia ricorrere «’volumi del Martini e del Burney, potrà aver cenni della musica greca neilo stafTord, Hittoire de la Matique, tradulie de l’anglaie par Mademoiseiie Fétis, avec dei notee, dea corrections et iet additimi par M. F étis, Paris 18331.

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