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manni e Piantageneti, stuardi e Casa d’Annover che ricordan loro, barbarie, conquista e feudalità meno male ordinata che altrove, perdizione di quell’ordine antico, stabilimento del nuovo seguito di civiltà potenza e gloria inndita. — La Germania stessa, quantunque cosi sminuzzata, può dividere la sua storia generale in barbarie fino a Carlomagno; incivilimento principiato sotto ai Franchi, stranieri (a malgrado alcuni vanti sforzati ) ma cristiani, onde venne a lei piò che i compenso; imperatori vari, sassoni, Franconi e svevi, potenti fnori, combattuti addentro; e quella casa d’Absburga, d’ambizione unicamente tedesca fino a Massimiliano e Carlo V, poi di nuovo europea fino a’nostri di, in che trovò equilibrii dentro e fuori Germania. — L’Italia è fra le nazioni europee quella che ha storia men bene divisa. I Barbari ricordano a lei quel che a tutti. Ma la dominazione straniera non ci è ricordata da’soli Carolingi, ma pur da’lor successori tedeschi, fino all’immortal riscossa de’ Papi e de’ Comnni. Quindi l’età di questi si fa incominciare da Gregorio VII o da’Consoli, o dalle prime guerre contro Federigo I o dalla pace di Costanza variamente, e variamente finire alla venuta di Carlo Vili od alla presa di Firenze, od alla pace di CateauCambresis. E segue un’età di preponderanze straniere, difficili a chiamar d’un nome in che concordino tntti; e queste discordie storiche, effetto dell’altre, sono elle stesse sventnre. — In somma, nelle storie nazionali come nella universale, per il leggitore come per lo scrittore, la divisone è principio ma pur termine, ainto ma pur risultato complessivo di loro studi. La divisione è poco meno che il libro intiero, del mio come di qualunque. — Ma appunto per ciò non mi sarebbe possibile darne qui le ragioni. Elle verranno svolgendosi da sè via via fino al fine: T importanza dell’epoche coli’esposizione de’ fatti dividenti; la’verità de’ nomi dati alle età colle condizioni d’ognnna di esso.

II. L’età I* od Antediluviana incomincia naturalmente dalla creazione, e termina per l’evento massimo fra’ materiali. E tuttavia ella non è, se altamente si consideri, se non l’età r del peggioramento antico. Quel preteso ritorno in sè od andamento n spirale, che non è vero nè nel pecora

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