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In casa d’Astianello c’eran sempre state le razze di cavalli; orbene, egli continuava quell’abitudine, le razze ci sarebbero sempre, per l’appunto. L’estesa dei pascoli era immensa e colà nitrivano e sgambettavano i puledri delle cavalle ch’egli aveva ereditate puledre dal padre suo. Le razze di casa d’Astianello erano antiche e pregiate e costituivano una questione di dare ed avere non indifferente nonchè una delle più apprezzate vanaglorie della famiglia. Il Principe, a dirla qui fra noi, non se ne intendeva più che tanto, ma altri della casa se ne intendeva per lui e qualchevolta i suoi cavalli, buscavano il premio alle esposizioni ippiche. E allora che baldoria nella tenuta!

Il Principe amava parlare dei suoi cavalli. Specialmente quando qualche imprudente e zelante amico tentava intavolare, anche alla lontana, quel benedetto argomento del matrimonio. Allora sì che entrava in campo la scienza ippica. Il Principe prendeva a sfoderare le sue cogni-

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