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livrea, ma colla tunica ancora sbottonata, lisciava col gomito il pelo del cappello a coccarda. Un vecchio mozzo, col capo coperto da una berretta scozzese e colla pipa in bocca, stava poco lungi dal legno e guardava con ammirazione la cavalla che, annoiata dalle mosche, or coll'una e or coll'altra zampa tormentava il terreno.

— Ci siamo? — chiese il cocchiere, infilando i guanti di pelle rossa.

— Un momento, — rispose Drollino, mentre colla mano tremante disponeva sul frontale una ciocca della criniera di Mia.

Il cocchiere salì a cassetta ed afferrò le redini.

Nella corte rustica, vicino alla rimessa, s'udì l'ululato cupo di un cane.

— Cattivo segno, — osservò il mozzo, togliendosi la pipa di bocca. — Pedrolo.... badate un po' ai fatti vostri.

Il cocchiere si mise a ridere, agitando festosamente la frusta.

— Quante bestialità! — rispose con gaio sprezzo.

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