Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
16 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Memorie del Cagliostro in Roveredo.djvu{{padleft:16|3|0]]E Cagliostro, per verità, vedendo che molti ammalati ogni giorno al lui si conducevano, si turbava in se stesso, e diceva: appena ritrovai tanta quantità d’ammalati in Parigi, ed a Costantinopoli. Guai a voi, che la vostra lussuria discende sopra voi stessi, e sopra i vostri figli! ed aggiugneva un altro proverbio, che le picciole città sono assai più rovinate dalle voluttà del secolo, e vanno a perire. Egli poi viveva frugalmente, nè si serviva di letto, ma dormiva pochissimo, e supino sopra una seggiola. E accadde, che portandosi a lui anche ammalati dall’Ospitale, non volle riceverli, e disse: io so, che qualunque cosa io prescriverò, non la faranno, e le mie parole saranno vilipese. Imperocchè non lo permetteranno quelli, che hanno potere sopra di loro. Le mie ricchezze poi non bastano per tutti, acciò gli segreghi dall’Ospitale. Per la qual cosa andate, e riportateli: hanno i suoi medici, e chirurghi, consultino quelli. Ed uno dei chirurghi della città, negletto, ma valente, lo assisteva incessantemente, ed osservava le composizioni dei purganti di lui. Ma alcuni ancora dei medici stavan con lui, conferendo fiducialmente le loro idee. Egli poi non perseguitava quegli, che sapeva,