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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Memorie del Cagliostro in Roveredo.djvu{{padleft:28|3|0]]giarono. Eranvi poi pendenti nella sala molte lampane, e la moglie di lui mangiava con essi. Mangiando essi adunque a notte avvanzata, vi era molta paura nel popolo, e molti procuravano di veder entro dalle finestre e dalle porte, e di spiare le loro cerimonie. Ed alcuni raccontarono di aver veduto diverse cose, cioè il sangue tracannato ed i candelieri incrocicchiati, e le spade sguainate; e confondevano il popolo con favole. Imperocchè Cagliostro era riputato istruito nei riti degli Egizi, e nei misteri ancora della madre Eleusina. Ed essendosi levati dalle mense un certo Neofito rimase con essi, e l’altro poi dei discepoli stranieri ritornò frettolosamente alla sua patria. Ma quel servitore che era stato da lui licenziato andò dal locandiere, e gli disse: non sia la pace di Dio con me, se io non farò gli medesimi prodigi, che fa il mio padrone. E cominciò a vendere dei cerotti, e degli impiastri; ma occultamente, per timore del suo padrone. Cagliostro poi non andava in luogo alcuno, finchè Festo, che era venuto ammalato da Trento, non fosse risanato: e lo stava curando.