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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Memorie del Cagliostro in Roveredo.djvu{{padleft:45|3|0]]quasi fiamma di fuoco, e la sua bocca quasi fiume traboccante: e la bellezza di lei nel tempo di sua gioventù avea offuscato tutte l’altre. E queste per verità erano le cose di Cagliostro, che sembrassero principalmente degne da scriversi. Quegli poi, che scriveva queste cose, non mai con lui parlò. Scrisse poi quelle cose, che intese, come le udì, senza odio, e senz’amore, niente in se addottando, e niente assicurando agli altri, ma solamente procurando di conservare la memoria di tutto ciò, che si diceva nella città di questo uomo famoso, e lasciandone il giudizio ad altri. Disse poi taluno al giovine, che scriveva tali cose: non profani tu il Vangelo così scrivendo? Rispose il giovine: non già, imperocchè non mi abuso di ciò, che sta scritto di Dio, e del di lui figlio Signor nostro, nè insieme infarcino le sentenze delle sacre carte, nè stravolgo le parole consecrate a stabilire i sacri Dogmi, pei quali sono pronto a sagrificare la vita; ma mi servo delle parole comuni, e non son ligio d’alcuno. Ogni forma poi di discorso, che risulta da comuni parole, e frasi, riesce comune, abbracciando sì le cose profane, che le sacre; la differenza dunque sta nelle cose: siccome anche con gli stessi