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SCENA X

Deliziosa dei re d’Armenia, abitata da Tiridate.

Tiridate e Mitrane.

Mitrane. Pur troppo è ver; pur troppo

d’Egle i detti intendesti: è Radamisto
di Zenobia l’amor. Quando l’intese
tuo prigioniero, impallidí, sen corse
frettolosa alle tende, a lui l’ingresso
ardí cercar; ma non le fu permesso.
Tiridate. E pur, Mitrane, e pure
non so crederlo ancora.
Mitrane.   A lei fra poco
lo crederai: del prigionier la vita
a dimandarti ella verrá.
Tiridate.   Che ardisca
d’insultarmi a tal segno?
Mitrane.   A te dinanzi
giunta di giá saría; ma due guerrieri,
che dal campo romano
a lei recano un foglio, a gran fatica
la ritengon per via.
Tiridate.   No, no, l’ingrata
non mi venga sugli occhi: io non potrei
piú soffrirne l’aspetto.
Mitrane.   Eccola.
Tiridate.   Oh dèi!

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