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Regolo.   V’è dubbio ancora?

Manlio. Sí, Regolo: io non veggo
se periglio maggiore
è il non piegar del tuo consiglio al peso,
o se maggior periglio
è il perder chi sa dar sí gran consiglio.
               Tu, sprezzator di morte,
          dai per la patria il sangue;
          ma il figlio suo piú forte
          perde la patria in te.
               Se te domandi esangue,
          molto da lei domandi:
          d’anime cosí grandi
          prodigo il ciel non è.

(parte il console, seguito dal senato e da’ littori, e resta libero il passaggio nel tempio)

SCENA VIII

Regolo, Publio, Amilcare; indi Attilia, Licinio e popolo.

Amilcare. In questa guisa adempie

Regolo le promesse?
Regolo.   Io vi promisi
di ritornar: l’eseguirò.
Amilcare.   Ma...
Attilia. (con impazienza)  Padre!
Licinio. Signor! (come sopra)
Attilia, Licinio.   Su questa mano... (voglion baciargli la mano)
Regolo. Scostatevi. Io non sono,
lode agli dèi, libero ancora.
Attilia.   Il cambio
dunque si ricusò?
Regolo.   Publio, ne guida
al soggiorno prescritto
ad Amilcare e a me.

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