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Berenice.   Intempestive, o prence,

son l’ire tue. Cedi al destin: quel brando
lascia e sérbati in vita; io tel comando.
Demetrio. Prendilo, disleal! (gli dá la spada)
Berenice.   Non adirarti,
guerrier, con lui: quell’eccessivo scusa
impeto giovanil.
Clearco. (alle guardie)  Con Berenice
mi preceda ciascuno: i vostri passi
raggiungerò.
Berenice.   Ti raccomando, amico,
quel prigionier: trascorse, è ver, parlando
oltre il dover; ma le miserie estreme
turbano la ragion. Se dir potessi
quanto siamo infelici,
so che farei pietade anche a’ nemici.
          È pena troppo barbara
     sentirsi, oh Dio! morir,
     e non poter mai dir:
     — Morir mi sento. —
          V’è nel lagnarsi e piangere,
     v’è un’ombra di piacer;
     ma struggersi e tacer
     tutto è tormento.
(parte, accompagnata da tutte le guardie)

SCENA XII

Demetrio e Clearco.

Demetrio. Or chi dirmi oserá che si ritrovi

gratitudine al mondo,
fede, amistá?
Clearco.   Siam soli alfin: ripiglia
l’invitto acciaro; e ch’io ti stringa al petto
permettimi, signor.

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