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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Metastasio, Pietro – Opere, Vol. IV, 1914 – BEIC 1885923.djvu{{padleft:218|3|0]]
disporrá d’una fede
che a me giurò? Di sí gran torto il figlio
mi sará messaggier? Mi chiama amico
per ischerno Alessandro? A questo segno
che fui re si scordò? No: comprendesti
male i suoi detti. Altro sará.
Ismene. Pur troppo,
padre, egli è ver: troppo l’infido io vidi
lieto del suo delitto.
Antigono. Taci. E qual gioia hai di vedermi afflitto?
Scherno degli astri e gioco
se a questo segno io sono,
lasciami almen per poco,
lasciami dubitar.
De’ numi ancor nemici
pur è pietoso dono
che apprendan gl’infelici
sí tardi a disperar. (parte)
SCENA VIII
Ismene sola.
quel freddo cor non sa, perché, imitando
anch’io la sua freddezza,
non imparo a sprezzar chi mi disprezza?
Perché due cori insieme
sempre non leghi, Amore?
e, quando sciogli un core,
l’altro non sciogli ancor?
A chi non vuoi contento,
perché lasciar la speme
per barbaro alimento
d’un infelice ardor? (parte)