< Pagina:Metastasio, Pietro – Opere, Vol. IV, 1914 – BEIC 1885923.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Metastasio, Pietro – Opere, Vol. IV, 1914 – BEIC 1885923.djvu{{padleft:224|3|0]]

ATTO TERZO

SCENA I

Fondo d’antica torre, corrispondente a diverse prigioni,
delle quali una è aperta.

Antigono, Ismene, indi Clearco con due guardie.

Antigono. Non lo speri Alessandro: il patto indegno

abborrisco, ricuso. Io Berenice
cedere al mio nemico!
Ismene.   E qual ci resta
altra speme, signor?
Antigono.   Va’: sia tua cura
che ad assalir le mura
Agenore s’affretti:
piú del mio rischio, il cenno mio rispetti.
Ismene. Padre, ah, che dici mai! Sarebbe il segno
del tuo morir quel dell’assalto. Io farmi
parricida non voglio.
Antigono.   Or senti. Un fido
veleno ho meco, e di mia sorte io sono
arbitro ognor. Sospenderò per poco
l’ora fatal; ma, se congiura il vostro
tardo ubbidir col mio destin tiranno,
io so come i miei pari escon d’affanno.
Ismene. Gelar mi fai. Deh!...
Clearco.   Che ottenesti, Ismene?
Risolvesti, signor?
Antigono.   Sí: ad Alessandro

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.