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230 | xix - antigono |
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SCENA VIII
Reggia.
Antigono con numeroso séguito; poi Alessandro disarmato fra’ soldati macedoni; indi Berenice.
agli amplessi paterni? Olá! correte:
il caro mio liberator si cerchi,
si guidi a me. (partono alcuni macedoni)
Alessandro. Fra tue catene alfine,
Antigono, mi vedi.
Antigono. E ne son lieto,
per poterle disciôrre. Ad Alessandro
rendasi il ferro. (gli vien resa la spada)
Alessandro. E in quante guise e quante
trionfate di me! Per tante offese
tu libertá mi rendi; a mille acciari
espone il sen l’abbandonata Ismene,
per salvare un infido.
Antigono. Quando?
Alessandro. Son pochi istanti. Io non vivrei,
s’ella non era. Ah! se non sdegna un core,
che tanto l’oltraggiò...
Berenice. Salva, se puoi...
signor... salva il tuo figlio.
Antigono. Aimè! che avvenne?
Berenice. Perché viver non sa che a te rivale,
corre a morir. M’ama; l’adoro: ormai
tradimento è il tacerlo.
Antigono. Ah! si procuri
la tragedia impedir. Volate...