< Pagina:Metastasio, Pietro – Opere, Vol. IV, 1914 – BEIC 1885923.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.

atto primo 247

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Metastasio, Pietro – Opere, Vol. IV, 1914 – BEIC 1885923.djvu{{padleft:253|3|0]]

SCENA VI

Plistene solo.

Se di toglier procuro all’idol mio

la pena di temer, quante ragioni
onde sperar mi suggerisce Amore?
Se il timido mio core
d’assicurar procuro,
quanti allor, quanti rischi io mi figuro!
          Ma rendi pur contento
     della mia bella il core,
     e ti perdono, Amore,
     se lieto il mio non è.
          Gli affanni suoi pavento
     piú che gli affanni miei,
     perché piú vivo in lei
     di quel ch’io viva in me. (parte)

SCENA VII

Logge interne nella reggia d’Argo. Veduta da un lato di vastissima campagna, irrigata dal fiume Inaco; e dall’altro di maestose ruine d’antiche fabbriche.

Danao e Adrasto da diverse parti.

Adrasto. Ah! signor, siam perduti. Il tuo segreto

forse è noto a Linceo.
Danao.   Stelle! Ipermestra
m’avrebbe mai tradito! Onde in te nasce
questo timor? Vedesti il prence?
Adrasto.   Il vidi.

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.