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SCENA IV

Alessandro e detti.

Alessandro. Agenore. (ad Agenore, che parte)

Agenore.   Signor.
Alessandro.   Férmati: io deggio
poi teco favellar. (Agenore si ferma)
(ad Aminta)  Per qual cagione
resta il re di Sidone
ravvolto ancor fra quelle lane istesse?
Aminta. Perché ancor non impresse
su quella man, che lo solleva al regno,
del suo grato rispetto un bacio in pegno.
Soffri che prima al piede
del mio benefattor... (vuole inginocchiarsi)
Alessandro.   No; dell’amico
vieni alle braccia, e, di rispetto invece,
rendigli amore. Esecutor son io
dei decreti del ciel. Tu del contento,
che in eseguirli io provo,
sol mi sei debitor. Per mia mercede
chiedo la gloria tua.
Aminta.   Qual gloria, oh dèi!
io saprò meritar, se fino ad ora
una greggia a guidar solo imparai?
Alessandro. Sarai buon re, se buon pastor sarai.
Ama la nuova greggia
come l’antica; e, dell’antica al pari,
te la nuova amerá. Tua dolce cura
il ricercar per quella
ombre liete, erbe verdi, acque sincere
non fu finor? Tua dolce cura or sia
e gli agi ed i riposi

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