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322 xxi - il re pastore

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Tamiri. No; ma tu mi credesti

piú ambiziosa che amante: io t’ho punito.
Alessandro. Dèi, qual virtú! qual fede!

SCENA VIII

Elisa e detti.

Elisa. Ah! giustizia, signor, pietá, mercede!

Alessandro. Chi sei? che brami?
Elisa.   Io sono Elisa. Imploro
d’Alessandro il soccorso
a pro d’un core ingiustamente oppresso.
Alessandro. Contro chi mai?
Elisa.   Contro Alessandro istesso.
Alessandro. Che ti fece Alessandro?
Elisa.   Egli m’invola
ogni mia pace, ogni mio ben; d’affanno
ei vuol vedermi estinta.
D’Aminta io vivo: ei mi rapisce Aminta.
Alessandro. Aminta? E qual ragione
hai tu sopra di lui?
Elisa.   Qual! Da bambina
ebbi il suo core in dono, e sino ad ora
sempre quel core ho posseduto in pace.
È un ingiusto, è un rapace
chi ne dispon, s’io non lo cedo; ed io
la vita cederò, non l’idol mio.
Alessandro. Colui che il cor ti die’, ninfa gentile,
era Aminta il pastore: a te giammai
Abdolonimo il re non diede il core.

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