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In questa valle ascoso

resta e m’attendi: alla pietosa inchiesta
io volerò.
Radamisto.   Sí, caro amico; e poi...
Zopiro. Non piú: fidati a me. Da questo loco
non dilungarti: io tornerò. Frattanto
modera il tuo dolor, pensa a te stesso,
quel volto obblia, non rammentar quel nome.
Radamisto. Oh Dio! Zopiro, il vorrei far, ma come?
          Oh, almen, qualor si perde
     parte del cor sí cara,
     la rimembranza amara
     se ne perdesse ancor!
          Ma, quando è vano il pianto,
     l’alma a prezzarla impara:
     ogni negletto vanto
     se ne conosce allor. (parte)

SCENA II

Zopiro solo.

Oh Zenobia! oh infelici

mie perdute speranze! Avrai, tiranno,
avrai la tua mercé. Co’ miei seguaci,
quindi non lungi ascosi, a trucidarti
di volo io tornerò. Quel core almeno,
quell’empio cor ti svellerò dal seno.
          Cada l’indegno, e miri
     fra gli ultimi respiri
     la man che lo svenò.
          Mora; né poi mi duole
     che a me tramonti il sole,
     se il giorno a lui mancò. (parte)

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