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— 52 — michele strogoff |
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— Tu non hai ricevuta alcuna notizia da tua madre dacchè è incominciata l’invasione? gli domandò.
— Nessuna, Nadia; l’ultima lettera che mia madre m’ha scritta data già da due mesi, ma mi dava buone notizie. Marfa è donna energica, una siberiana coraggiosa. Non ostante l’età sua, essa ha serbato tutta la sua forza morale. Sa soffrire.
— Andrò a vederla, fratello, disse Nadia vivamente; giacchè tu mi dai questo nome di sorella, io sono figlia di Marfa!
E siccome Michele Strogoff non rispondeva:
— Forse, aggiunse, tua madre ha potuto lasciare Omsk?
— È impossibile, Nadia, rispose Michele Strooff, ed anzi spero che essa sia andata a Tobolsk. La vecchia Marfa odia il Tartaro. Essa conosce la steppa, non ha paura, ed io desidero che abbia preso il suo bastone e disceso le sponde dell’Irtyche. Non v’è luogo della provincia che essa non conosca. Quante volte essa ha percorso tutti i paesi col vecchio mio padre, e quante volte io medesimo fanciullo li ho seguiti nelle loro corse attraverso il deserto siberiano! Sì, Nadia, io spero che mia madre avrà lasciato Omsk.
— E quando la vedrai tu?
— Al ritorno.
— Pure, se tua madre è ad Omsk, ti piglierai bene un’ora per abbracciarla?
— Non andrò ad abbracciarla.
— Non la vedrai?
— No, Nadia!... rispose Michele Strogoff, il cui petto si gonfiò e che capiva di non poter proseguire a rispondere alle domande della giovinetta.