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— 27 — un’attitudine di alcide jolivet |
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— Due corrispondenti di giornali inglesi e francesi, rispose laconicamente Harry Blount.
— Avrete, senza dubbio, delle carte che ci permettano di accertare la vostra identità?
— Ecco lettere che ci accreditano in Russia presso le cancellerie inglesi e francesi.
Ivan Ogareff prese le lettere e le lesse attentamente, poi disse:
— Voi chiedete la facoltà di seguire le nostre operazioni militari in Siberia?
— Chiediamo di essere liberi, ecco tutto, rispose asciutto il corrispondente inglese.
— Siete liberi, signori, rispose Ivan Ogareff, e sarei curioso di leggere le vostre cronache nel Daily-Telegraph.
— Signore, rispose Harry Blount con flemma imperturbabile, costa sei pence il numero, più le spese postali.
E ciò detto Harry Blount si volse verso il compagno, che parve approvare interamente la risposta.
Ivan Ogareff non battè ciglio; inforcando il cavallo s’avviò a capo della sua scorta e sparve poco dopo in un nugolo di polvere.
— Ebbene, signor Jolivet, che ve ne pare del colonnello Ivan Ogareff, generale supremo delle truppe tartare? domandò Harry Blount.
— Io penso, mio caro confratello, rispose sorridendo Alcide Jolivet, che quell’husch-begui ha fatto un gran bel gesto quando ha dato l’ordine di mozzarci la testa!
Checchè ne sia e qualunque fosse il motivo che avesse indotto Ivan Ogareff a comportarsi in quel modo coi due giornalisti, questi erano liberi e potevano percorrere a loro talento il teatro della