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— 35 — un’attitudine di alcide jolivet |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Michele Strogoff.djvu{{padleft:259|3|0]]siberiana.... Ma tu dici per altro ch’egli ha sopportato un’onta terribile in quella casa di posta d’Ichim?
— L’ha sopportata! rispose Nadia abbassando la testa.
— L’ha sopportata? mormorò Marta Strogoff fremendo.
— Madre! madre! esclamò Nadia, non lo condannate. Vi era là un segreto, di cui Dio solo è giudice a quest’ora.
— E questo Nicola Korpanoff, disse Marfa rialzando il capo e guardando Nadia come se avesse voluto leggere in fondo all’anima sua in quell’ora di umiliazione, l’hai tu disprezzato?
— L’ho ammirato senza comprenderlo, rispose la giovinetta; io non l’ho mai sentito più degno di rispetto.
Marfa rifletteva.
— Era alto? domandò essa.
— Altissimo.
— E molto bello, non è vero? Parla, figliuola mia.
— Era molto bello, rispose Nadia facendosi rossa in volto.
— Era mio figlio, ti dico che era mio figlio! esclamò la vecchia abbracciando Nadia.
— Tuo figlio! rispose Nadia tutta sbigottita; tuo figlio!
— Orsù, disse Marfa, va fino alla fine, fanciulla mia, il tuo compagno, l’amico tuo, il tuo protettore aveva una madre; non te ne ha mai parlato di sua madre?
— Di sua madre? disse Nadia. Mi ha parlato di sua madre come io gli ho parlato di mio padre, spesso, sempre! Questa madre egli l’adorava!