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— Il tuo nome?
— Michele Strogoff, sire.
— Il tuo grado?
— Capitano nel corpo dei corrieri dello czar.
— Conosci la Siberia?
— Sono Siberiano.
— Sei nato?...
— Ad Omsk.
— Hai parenti ad Omsk?
— Sì, sire.
— Che parenti hai?
— La mia vecchia madre.
Lo czar interruppe un istante le sue doman de, poi, mostrando la lettera che aveva in mano, disse:
— Ecco una lettera, che io incarico te, Michele Strogoff, di consegnare nelle proprie mani del granduca ed a nissun altro.
— La consegnerò, sire.
— Il gran duca è ad Irkutsk.
— Andrò ad Irkutsk.
— Ma ti abbisognerà attraversare un paese ribelle, invaso dai Tartari, che avranno interesse ad intercettare questa lettera.
— Lo attraverserò.
— Ti guarderai sopratutto da un traditore, Ivan Ogareff, che forse incontrerai sulla tua strada.
— Me ne guarderò.
— Passerai tu per Omsk?
— È la mia strada, sire.
— Se tu vedi tua madre, rischi di essere conosciuto; non la devi vedere.
Michele Strogoff esitò un istante.
— Non la vedrò.