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VIII.
Povero buon dottor, com’è mutato!
Scherzava meco gli anni andati e spesso
Godeva udir da me musica antica.
Or la musica più non lo rallegra,
Bench’io gaia la scelgo. Ei triste accanto
Mi siede e, quando sono giunta al fine,
Tace, la man mi stringe e s’accomiata.
Certo una volta mi piacea vederlo;
Adesso l’amo come il padre mio.
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