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XVI.
Ho letto la Tempesta. Avevo udito
Tante volte che trassene mio padre
Il nome mio; ma il libro era vietato.
Né il divieto pesavami; non fui
Giammai lettrice molto assidua. Ieri
Lo scorsi dentro il piccolo scaffale
Dei libri da mio padre prediletti.
I vent’anni ho varcati, ed ora è come
Ne avessi il doppio. Il libro non mi piacque;
Bizzarre fantasie mi son discare.
Né somigliar cred’io quella Miranda
Tanto loquace, quando è solo amante
Di Ferdinando e muta quando è sposa.
E come mai le restan core ed occhi
Per ammirar sì forte Alonso e gli altri?
Diverso nome por mi si dovea.
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