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144 miranda

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Giunsi a quel canto ch’egli volge a Dio:

Io, vile effimera;
Tu sei l’Eterno.
Me cape un atomo,
Te cielo e inferno.
Mi sento polvere
Nel mio contento:
Jehovah, se lacrimo,
Fango mi sento.

Che v’ha, magnanimo,
Tra noi? Risale
Gli abissi taciti
Prece mortale?
Follie! Nel turbine
Che la travolve,
Dei fati immemore
Danzi la polve.

Gli occhi levai da questi versi in alto.
Il ciel mi parea cupo, e gl’infiniti
Astri lucenti mi parean severi;
Non so quanto rimasi a contemplarli.
Ripresi il libro. Di dolor, d’amore

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