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146 miranda

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Quale vergogna, qual viltà si cela?
Di superbia peccai la prima volta;
Levai la fronte fieramente ed alta
Più ch’esprimer si possa mi sentii;
Sin l’orgoglio provai della bellezza,
L’orgoglio del mio sangue e del mio nome.
Indi tutto mancò, il dolor, l’orgoglio,
La vita e sul sedil m’arrovesciai.

Quando rinvenni, mi trovai nel buio.
S’era ascosa la luna, avevo freddo;
Mi posi a letto.
Era il volere inerte
E pur come da sé, come del sangue
Irresistibil moto, e core e mente
Mi veniva un proposito occupando:
Offrir la vita misera all’Eterno,
Perchè gli sia clemente. Avea le membra
Fievoli sì, che mi parean sospese
A sommo quasi d’un aereo letto;
E tanta pace dentro, che, le braccia
Incrociate sul sen, m’addormentai.

Accetta, o Dio, quest’anima, recidi
La giovinezza mia sin che del mondo

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