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il libro di miranda 149

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XXXV.


Or mi sarebbe grave ogni dimora.
Fui col dottore al solitario campo
De’ monumenti. Al mar scendeva il sole,
Ed infocava in alto tutte quante
Quelle montagne candide di marmo.
«Lassù guardate,» sclamò il vecchio «il sole
Precipita dal ciel come un eroe
Che, quando cade sotto il fato, accende
Di sè l’anime grandi, e mutuo sdegno
Dalla plebe codarda lo divide.»
«In questi marmi è l’anima» diss’io,
«D’un poeta.» «Non l’anima,» rispose,
«La fantasia. Di rado s’accompagna
Dell’arte il magistero a spirto eletto,
A proba vita. Dal miglior cammino
Torce i poeti fantasia, nè il mondo
Li frena, mite giudice. Nell’alto
Lor canto, e forse nel pensier talvolta.
Un vago amore, un’indistinta idea

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